martedì 2 aprile 2024

LAVORI IN APIARIO AD APRILE

Con l’arrivo del mese di aprile per noi apicoltori termina definitivamente il periodo dell’osservazione ed inizia, a spron battuto, il momento dell’azione. Aprile segna il vero debutto della stagione apistica e rappresenta allo stesso tempo il periodo chiave della stessa poiché il nostro comportamento in questa fase sarà in grado di influenzare nel bene e/o nel male tutto il proseguo della stagione.

Le api che hanno guidato la transizione invernale sono ormai state completamente rimpiazzate dalle giovani operaie che garantiranno la forza lavoro al momento delle prime grandi e importanti fioriture mellifere. Le nostre visite in apiario dovranno avere come scopo principale quello di identificare le famiglie più forti: se per l’invernamento avessimo ristretto, il nido è questo il momento propizio per iniziare a ridargli spazio aggiungendo uno o due telaini con foglio cereo così che le giovani operaie possano dar lavoro alle loro ghiandole ceripare desiderose, come non mai, in questo periodo della stagione di dar sfogo alla loro attività.

Allo stesso tempo questa nuova cera fresca e vergine costituirà un rifugio ideale nel quale potranno crescere le giovani larve. Inoltre, più daremo lavoro alle giovani ceraiole più loro, rimanendo occupate, rimanderanno l’entrata della famiglia in febbre sciamatoria. Quando lo sviluppo del nido sarà stato completato e tutti i favi saranno presidiati, senza dubbio, è giunto il momento di aggiungere il primo melario. La scelta di questo momento va però ponderata con molta saggezza e sarà solo la nostra esperienza a guidare il nostro istinto affinché questa operazione sia fatta nel periodo propizio. La posa del melario, infatti, se eseguita in prossimità di un possibile ritorno di freddo potrebbe determinare un raffreddamento della covata con successivo rallentamento dello sviluppo della colonia nonché il rischio di comprometterne la sua stabilità. Un piccolo trucco per ovviare a questo possibile e temibile inconveniente consiste nel frapporre un foglio di giornale fra il nido e il melario così che saranno le stesse api a stabilire quando è il momento ideale per salire a melario facendosi strada attraverso l’eliminazione del foglio di giornale.

Aprile è anche il momento in cui le nostre api si preparano per dare avvio alle sciamature e quindi, uno dei nostri compiti principali sarà proprio, in questo periodo, quello di mettere in pratica tutte le manovre di contrasto per impedire che ciò avvenga. Se si susseguono due o più giorni di pioggia spesso alla ricomparsa del sole sarà possibile vedere lo sciame levarsi in volo se, in precedenza, non avevamo messo in atto tutte le misure idonee a scongiurare questa eventualità. Se per un qualsiasi motivo non disponessimo del tempo necessario per riuscire a sorvegliare correttamente i nostri alveari al fine di mettere in pratica tutte quelle tecniche di cui siamo in possesso utili per contenere la sciamatura, allora potremmo posizionare arnie esca che attireranno al loro interno non solo i nostri sciami ma con buona probabilità anche sciami provenienti da altri apiari. Per rendere più attraenti le nostre arnie esca non esitiamo a mettere al loro interno della propoli, della cera fusa alla fiamma e dei pezzi di vecchi favi che hanno contenuto in passato della covata.


Se non l’avessimo ancora fatto provvediamo con solerzia a riaprire a pieno volume le porticine di volo che avevamo ristretto il precedente autunno così che le bottinatrici possano entrare e uscire senza alcun ostacolo. Teniamo pulito il terreno sottostante agli alveari per impedire che le sterpaglie in crescita possano costituire un fastidioso ingombro e diminuire l’aereazione nel nido creando umidità, acerrima nemica di un ambiente salubre all’interno dell’alveare. Nel caso in cui avessimo l’apiario in prossimità di campi di colza non dimentichiamoci di raccogliere il miele alla fine della fioritura per non correre il rischio di ritrovarcelo cristallizzato all’interno dei favi.

Con il meteo dalla nostra parte, con alle spalle un buon lavoro e con il prezioso aiuto delle nostre operaie volanti possiamo finalmente sperare che alle nostre porte bussi la stagione del grande riscatto.



 

 

martedì 5 marzo 2024

APITERAPIA

 

In questo libro l’autore, medico per vocazione e apicoltore per passione, vuole condurvi alla ricerca dei benefici comprovati che generano i prodotti dell’alveare i quali rivestono un ruolo importante nell’ambito della medicina naturale e della nostra vita quotidiana. Il manoscritto ci indirizza verso una corretta conoscenza di tali sostanze aiutandoci a distinguere il vero dal falso così da poter utilizzare, in consapevole sicurezza, questi elementi capaci di influire positivamente su tutti i campi del benessere: forma, salute fisica, sanità mentale e bellezza.

Miele, polline, pane d’api, gelatina reale, propoli e cera, splendide essenze prodotte dall’instancabile lavoro delle api, sono in grado di sedurci per le loro qualità dietetiche, gustative e medicinali e si trovano in commercio, ormai, ovunque. Il loro impiego empirico, che risale a molti secoli fa, è da ricondurre alla loro composizione ricca in elementi antimicrobici e antiossidanti. Grazie al progresso della chimica e della farmacologia oggi siamo in grado di conoscere con maggior certezza queste utili sostanze e comprendere le modalità attraverso le quali esse agiscono determinando sicuri vantaggi per la nostra salute. Alcuni dei loro benefici sono accertati e si sono dimostrati particolarmente utili per la cura e la prevenzione di diverse malattie, più spesso benigne, altri sono ancora in fase di studio e in attesa di certificazione.

. È questo, per esempio, il caso del veleno d’api che grazie alle molecole chimiche da cui è composto ha aperto delle prospettive inaspettate e molto interessanti per la cura delle malattie reumatiche e neurologiche anche gravi. L’apiterapia (scienza della cura attraverso l’utilizzo dei prodotti dell’alveare) è attualmente oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, ma allo stesso tempo anche di innumerevoli comunicazioni poco controllate che potrebbero causare l’insorgenza di speranze disattese a carico di tutti quei malati affetti da serie patologie cronico-evolutive. Questo è il motivo per il quale il libro si propone di portare il lettore a una conoscenza ragionata e ragionevole di questa branca della medicina alternativa, stimolandolo, nel frattempo, a portare sulla propria tavola i meravigliosi prodotti dell’alveare perché, comunque, un loro uso regolare e corretto integra e armonizza la nostra dieta regalandoci un prezioso stato fisico e mentale capace di garantire quel giusto grado di benessere necessario a una sana ed equilibrata omeostasi corporea.

 

 

 

martedì 27 giugno 2023

IN APIARIO A LUGLIO

 

Nel mese di luglio si assiste ad una progressiva e continua riduzione delle fioriture di interesse apistico. Le nostre bottinatrici si sono ormai sfiancate, avendo volato di fiore in fiore, nell’interminabile lavoro di bottinatura di polline e nettare dopo una lunga stagione iniziata sul finire di marzo e proseguita freneticamente fino ad ora quindi, per loro, adesso inizierà un giusto e meritato periodo di riposo mentre per noi apicoltori è finalmente giunto il tempo di iniziare il raccolto di quella parte di ottimo miele che le nostre api ci hanno riservato. Ancora una volta ci terrei a sottolineare come la parte di miele destinata a noi è solo e unicamente quella contenuta all’interno dei melari, sconsiglio vivamente di raccogliere anche il miele contenuto all’interno dei favi da nido sperando poi che la somministrazione di un semplice e banale sciroppo possa compensare il danno che questa ingiustificata pratica arreca alle nostre famiglie rischiando di compromettere gravemente la loro sopravvivenza.

Posizionamento melari per la
deumidificazione del miele
 Purtroppo, sempre più di frequente capita di sentire che alcuni apicoltori s’impossessano anche dei due o tre telai laterali, con riserve di miele, stivati all’interno del nido per poi tornare successivamente in apiario, nei giorni seguenti, a posizionare grandi bidoni contenenti sciroppo pensando di compensare questa pratica irresponsabile, scordandosi che il miele, non lo zucchero, è l’alimento migliore per consentire alle api un corretto, sano e sereno invernamento.

La raccolta dei melari è consigliata non più tardi della metà del mese di luglio in quanto più in là si andrà nel tempo e più aggressive si mostreranno le api nei nostri confronti senza scordare che una raccolta tardiva rischierebbe, inoltre, di scatenare deleteri saccheggi. Per eseguire il lavoro di ritiro dei melari è consigliabile scegliere una giornata soleggiata, preferendola a giorni di tempo instabile e forte vento e limitando al massimo l’uso dell’affumicatore durante questa pratica, in quanto il fumo potrebbe danneggiare gravemente il gusto e le qualità del miele che stiamo per raccogliere.

Smielatura
  La metà di luglio è anche una data importante per iniziare i trattamenti di contenimento della varroa che in questo periodo della stagione raggiunge le sue massime concentrazioni all’interno dell’alveare. I trattamenti, ovviamente, vanno iniziati al più presto: subito dopo aver ritirato i melari. Queste cure di contenimento della varroa non vanno lasciate né al caso e nemmeno all’inventiva personale: è bene seguire i dettami dell’associazione apistica di appartenenza utilizzando prodotti comunemente disponibili in commercio.

In laboratorio ci aspetta l’importante lavoro di smielatura: controlliamo il grado di umidità del miele e, nel caso sia intorno al 16%, potremo iniziare a disopercolare i telaini e quindi a centrifugarli per poi travasare il prezioso raccolto nel tino di decantazione per 10/12 giorni prima di poterlo invasettare. Un miele che avesse percentuali di umidità pari e/o superiori al 18% va, prima di essere trattato, deumidificato per evitare che una volta invasettato possa andare incontro a spiacevoli fenomeni di fermentazione.

Nutrizione con sciroppo
  Contestualmente alla fine della stagione apistica inizia, paradossalmente, anche l’inizio della fase d’invernamento durante la quale le nostre amiche inizieranno a stivare all’interno del nido le provviste che serviranno loro per sopportare il lungo e freddo periodo di carestia invernale.

In queste giornate di metà luglio le fioriture della santoreggia, della piantaggine maggiore, del coriandolo, dell’angelica selvatica, della palma, dell’evodia Danielli, qualora si abbia avuto la precauzione di mettere a dimora in prossimità dell’apiario alcuni esemplari di tale specie botanica, ed altre ancora forniranno, alle nostre laboriose operaie, provviste utili da stivare in “cascina”.





Trattamenti antivarroa
ossalico gocciolato e Apitraz
  Non dimentichiamoci di sorvegliare il nostro apiario anche in questo momento della stagione e di tanto in tanto soffermiamoci a valutare il peso dei nostri alveari e le provviste in essi contenute, nel caso le ritenessimo scarse nessuno ci potrà vietare di somministrare, a quelle famiglie con minori provviste, dell’ottimo sciroppo addizionato con vitamine, proteine e sali minerali, per uso apistico, che si trovano comunemente in commercio. Questa provvidenziale e inaspettata aggiunta di risorse non potrà che fare piacere. L’aggiunta di sciroppo è comunque buona cosa praticarla all’imbrunire per evitare di scatenare l’insorgenza di pericolosi saccheggi.

Alla fine del nostro lavoro in laboratorio regaliamo qualche piccolo vasetto di ottimo miele ai nostri vicini che hanno condiviso con noi, nell’arco della stagione, il nostro lavoro e quello delle infaticabili operaie alate perché un buon miele è come la buona musica: addolcisce l’anima, tempra lo spirito e rafforza l’amicizia.

 

 





venerdì 23 giugno 2023

GIORNATA NAZIONALE DELLA BIRRA ARTIGIANALE

 

Venerdì 23 giugno celebriamo assieme la Giornata Nazionale della Birra Artigianale! 

Nata da un’iniziativa di Unionbirrai, la Giornata Nazionale della Birra Artigianale è giunta alla sua terza edizione e vuole essere innanzitutto un momento per condividere la gioia di bersi assieme una buona birra artigianale ma anche per diffondere il consumo consapevole di una bevanda che, in realtà, è più di una sola bevanda.



Impariamo a produrre la nostra birra

Bere birra artigianale significa annusare la birra, gustare la birra, sentire la birra, parlare di birra, conoscere chi ha fatto la birra…

Bere birra artigianale significa anche, solamente, bere una buona birra con tanta, tanta soddisfazione!

E allora? “Brindiamo tutti assieme”!

Tutti possono dare il loro contributo nella Giornata Nazionale della Birra Artigianale condividendo il mondo brassicolo artigianale sui propri canali social, dalle 00:01 alle 23:59 del 23 giugno, con post, stories, reel per far conoscere la birra artigianale italiana! Per info su come aderire e sugli eventi:

https://www.indipendenteartigianale.it/it/eventi

 
Miele e Birra

martedì 30 maggio 2023

IN APIARIO A GIUGNO

 
La mitica V liceo A

Erano gli albori dei primi anni 70 quando cominciavo a frequentare il primo liceo scientifico e già dopo pochi giorni dall’inizio della scuola espressi, in modo del tutto garbato ed educato, la mia contrarietà, alla professoressa di lettere, al fatto che si dovesse parlare di politica in classe finendo altresì per fare della propaganda, per la verità, in maniera neanche troppo velata! Questa mia “contestazione” finì per far sì che mi attirassi le ire e la collera della professoressa così che per tutti i cinque anni del liceo il mio giudizio nei compiti in classe fu sempre lo stesso: “Sei andato fuori tema: quattro meno-meno” impresso a fine pagina, con efferata vemenza, in un profondo rosso che non riuscirò mai a dimenticare. Persino il mio carissimo amico Sandro e fido compagno, con il quale condivisi il banco dalla prima alla quinta liceo, (primo banco a destra della cattedra qualsiasi fosse stata l’aula che di anno in anno ci veniva assegnata), riuscì a disdegnarsi per questa ingiusta e immorale situazione nella quale mi ero venuto a trovare, tanto che un bel giorno mi propose di attuare un singolare “esperimento”. Sandrino, studente modello, era uno degli alunni prediletti dalla professoressa d’Italiano e i suoi voti, nei temi in classe, non erano mai inferiori a un bel tondo e risonante otto, scritto rigorosamente con la penna blue. Così un giorno mi suggerì l’idea di provare a scambiarci i temi, io lo scrissi per lui e lui per me, il risultato: lui con il mio tema prese un gratificante otto e io, con il suo, il mio solito quattro meno-meno.

Questa mia introduzione, un po’ evasiva se vogliamo, è necessaria per chiedervi il permesso di prendermi la licenza di poter andare, ancora una volta, fuori tema; sì proprio così, vorrei andare fuori tema, parlandovi di miele ma anche di birra! Birra e miele, due elementi all’apparenza così diversi ma in realtà molto simili fra loro. Entrambi, infatti, sono frutto di due procedimenti alchemici: il miele nasce dalla laboriosa alchimia eseguita dalle api che trasformano il nettare dei fiori in una preziosa e prelibata ghiottoneria, mentre la birra sboccia dalla sapiente alchimia generata dalla mano e dalla mente umana che riesce a trasformare l’acqua, il malto d’orzo e il luppolo in un’affascinante bevanda. Così come il miele non è un semplice edulcorante allo stesso modo anche la birra non può essere considerata una semplice bevanda. Entrambe le sostanze, infatti, sono ricche di oligoelementi, flavonoidi, proteine, vitamine che le rendono a tutti gli effetti, se consumate con moderazione e sapienza, degli ottimi alimenti in grado di apportare benessere al nostro organismo. Birra e miele due nutrimenti che non appena giunti a contatto delle nostre papille gustative evocano la piacevole sensazione di assaporare aromi floreali che si perdono in un bouquet che spazia fra il sentore di agrumi, il gusto del caramello, il profumo del fieno e/o del muschio di bosco e altro ancora; sentori che generano piacevoli percezioni capaci di far nascere gioia e serenità nella nostra mente e nel nostro spirito! Birra e miele due miracoli della natura dai quali origina aggregazione: è bello trovarsi fra apicoltori e disquisire per ore su tutto ciò che concerne l’universo api, ma è altrettanto affascinante ritrovarsi seduti, in piacevole compagnia, ad un tavolo di una caratteristica birreria sorseggiando una rossa piuttosto che una bionda mentre si parla del mondo che ci gira attorno. Benjamin Franklin disse che la birra è la prova del fatto che Dio ci ama e vuole che noi si sia sempre felici, io, anche se non passerò alla storia per aver inventato il parafulmine, aggiungerei che anche il miele è espressione dell’amore che Dio nutre nei nostri confronti per gli stessi identici motivi!  

Il miele, essendo una sostanza così affine alla birra, è in grado di ritagliarsi un ruolo unico e pregiato intervenendo con maestria nel processo di birrificazione. Esso, infatti, è capace di apportare un apprezzabile contributo al sapore della birra rendendone il gusto sottilmente piacevole e meravigliosamente singolare. Nei procedimenti di birrificazione che si avvalgono dell’ausilio del miele, generalmente, si predilige l’utilizzo di mieli più “leggeri” poiché questi sono caratterizzati dal possedere sapori più delicati, esaltando maggiormente il corpo della birra grazie alla loro tenue aromaticità. Qualsiasi specie di miele può comunque essere impiegato per regalare tipicità a un particolare tipo di birra, ricordando però che più il miele è scuro, più intensi saranno i suoi sentori e conseguentemente più spigoloso sarà il gusto che dona alla birra.


Per non dilungarmi in questo pericoloso fuori tema tornerò a razzo sui compiti che ci aspettano in apiario e in laboratorio nel mese di giugno. L’impegno più significativo in questo periodo della stagione, a mio avviso, è quello di seguire con attenzione le fioriture per esser pronti per tempo alla sostituzione dei melari e raccogliere così i preziosi mieli monoflora che il mese di giugno sa regalarci. I primi giorni, qui al nord ovest, si contraddistinguono per un’abbondante fioritura del rovo che sboccia già sul finire del mese di maggio, in pianura, poi, segue a brevissima distanza verso il 9/10 di giugno la fioritura del tiglio e se si è fortunati subito dopo quella dell’ailanto (purtroppo può frequentemente accadere che le due fioriture si presentino in contemporanea), all’inizio della seconda decade invece l’imponente fioritura del castagno ci regalerà l’ultimo importante miele di questo periodo. Seguire le fioriture ed esser pronti nella sostituzione dei melari ci permetterà di differenziare il raccolto e questa cosa gioverà oltre che a noi anche al palato dei consumatori. Una volta rimosso il melario, a fine di una piuttosto che di un’altra fioritura, sarà bene portarlo in laboratorio e sottoporlo a deumidificazione fino a che la percentuale di umidità non avrà raggiunto il grado ottimale permettendoci di cominciare la smielatura. Eseguire questo compito di volta in volta ci permette di non arrivare a fine stagione con molto lavoro da dover fare e con cataste di melari impilati che attendono solo la nostra fatica.

Altri grandi impegni sono rimandati ad altro tempo, ciò non deve però farci dimenticare di sorvegliare, comunque, con grande attenzione lo stato di salute delle nostre diligentissime operaie, monitorando sempre con molto impegno anche l’eventuale infestazione da varroa.

Vorrei salutarvi ricordandovi che è di questi giorni la pubblicazione di un simpatico libro: “il piacere della birra. Come produrla in casa” scritto da quel bizzarro individuo che ai tempi del liceo era solito andare fuori tema nei compiti in classe d’Italiano e che non ha mai voluto perdere questo particolare “vizietto” rivestendo nel prosieguo della sua carriera a volte il ruolo di un medico, altre volte quello dell’apicoltore e per finire anche quello di uno stravagante “homebrewer”. Andare qualche volta fuori tema non è forse necessariamente sempre una cosa così negativa perché ci spinge a rivolgere lo sguardo in direzione di nuovi confini e ad abbandonare le nostre convinzioni aprendo la mente verso orizzonti inesplorati capaci di accrescere le conoscenze e di soddisfare la sete di sapere!

Vi ringrazio per aver sopportato con signorile pazienza il mio andare fuori tema e auguro a tutti voi un mese di giugno rigoglioso di un abbondante raccolto!



L'apicoltore in Vespa

Il piacere della birra









sabato 20 maggio 2023

DECOTTI E TISANE DI FOGLIE D'OLIVO


 

Infusi e decotti di foglie di olivo sono benefici per l'organismo poiché in essi sono contenuti composti fenolici che esplicano azione ipotensiva, di controllo del colesterolo e antiossidante.

Si è soliti pensare all’olivo come a una pianta la cui utilità è limitata alla produzione di olive per uso alimentare e/o per la produzione di olio di oliva. Ma così non è, perché anche le foglie di questa pianta, appartenente alla famiglia delle Oleaceae, possiedono preziose sostanze in grado di promuovere effetti benefici per l'organismo umano. Decotti e/o infusi di foglie d’olivo aiutano a controllare la pressione arteriosa (contrastando l’ipertensione), mantengono bassi i livelli di colesterolo 'cattivo' nel sangue ed esercitano una azione antiossidante, combattendo gli effetti degenerativi causati ad esempio da una alimentazione scorretta e/o dall’invecchiamento cellulare.  


Infusi, decotti e tisane servono ad estrarre dalle foglie d’olivo molecole d’importante interesse nutraceutico quali i composti fenolici in esse presenti; tra questi il maggior interesse è rivolto all’oleuropeina presente in alta concentrazione proprio nelle foglie di tale pianta. Questo composto ha diverse proprietà farmacologiche: è un potente antiossidante, contrasta l'insorgenza di neoplasie, possiede azione antinfiammatoria ed anche antivirale e antimicrobica, oltre che essere capace, in determinati contesti, di esercitare effetti cardioprotettivi, ipotensivi, anti-ischemici, ipolipidemici e di contrato all’insorgenza del diabete.

Un recente studio clinico, effettuato presso l’Università di Auckland, ha evidenziato come l’azione dell’oleuropeina sia in grado di ridurre i valori glicemici nel sangue di pazienti in sovrappeso riuscendo a prevenire l’insorgenza, negli stessi, di diabete di tipo 2.

Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemestry ha potuto dimostrare come il tirosolo, altro polifenolo presente sia nelle foglie d’olivo sia nel vino rosso, abbia numerosi effetti benefici comprovati sulla salute dell’essere umano. Se esso viene assunto con regolarità giornaliera attraverso infusi e/o decotti di foglie d’olivo dimostra di possedere proprietà cardio protettive grazie al suo potere di attivazione del NF-kB all’interno delle cellule endoteliali riducendo drasticamente l’infiammazione a livello endoteliale (epitelio che riveste internamente i vasi sanguinei), infiammazione responsabile a sua volta dell’instaurarsi di un processo degenerativo a carico dei vasi ematici conosciuto come arteriosclerosi: si è così dimostrato come il tirosolo prevenga in modo utile ed efficace l’infiammazione e a seconda dei casi ritardi o escluda totalmente il rischio dell’insorgenza di tale patologia proteggendo il cuore da infarti e ischemie.

Inoltre, grazie alla presenza di diverse altre tipologie di fenoli (rutina, idrossitirosolo, acido elenolico, acido oleanolico) gli infusi ottenuti facendo riposare le foglie di olivo in acqua calda hanno anche un potere antiossidante, oltre che antimicrobico. L'Acido oleanolico, ad esempio. è sia un potente antinfiammatorio che un importante immunomodulatore. Nel 2012 sul British Journal of Pharmacology è stato pubblicato uno studio condotto dall'Università di Valladolid che mette in relazione l'assunzione di questa molecola con il contrasto ai sintomi dell'encefalomielite autoimmune, una malattia utilizzata come modello per lo studio della sclerosi multipla.

L'oleocantale, un fenolo con un potente effetto antinfiammatorio, anch’esso presente nelle foglie dell’olivo oltre che nelle stesse olive, è la molecola responsabile dell'amaro e del piccante che si sente in gola quando si assaggia o si mangia l'olio extravergine di oliva, su questa molecola si sta concentrando l'attenzione dei ricercatori in quanto ha un forte potere antiossidante, ed esplica un’azione antinfiammatoria dimostratasi dieci volte più potente rispetto a quella posseduta dall'Ibuprofene.

Il fattore NF-kB è un fattore di trascrizione che svolge un ruolo primario nella regolazione della risposta immunitaria, nell’infiammazione, nella proliferazione cellulare, nell’apoptosi (degenerazione e morte cellulare) e nel cancro. L’NF-kB è formato da un insieme di proteine composte da due subunità. È stato scoperto osservando che la trascrizione del gene per la catena leggera k delle immunoglobuline necessitava di uno specifico fattore di trascrizione, denominato appunto Nuclear Factor k chain transcription in B cells o NF-kB. In forma inattiva, l’NF-kB è sequestrato nel citoplasma attraverso un legame diretto con un inibitore specifico (chiamato IkB). Viene attivato da segnali extracellulari, come la stimolazione della risposta immunitaria, che provocano il distacco dell’inibitore e quindi il trasferimento nel nucleo, dove si lega a specifici siti del DNA e ne regola la trascrizione.

 Un apicoltore in vespa





sabato 17 dicembre 2022

REGALI PER NATALE

 Per questo Natale scegli di regalare un libro, a questo proposito ne avrei due da consigliarti, 







sabato 23 aprile 2022

L'UOMO CHE PARLA ALLE API

 

L’eremo di Santa Caterina a Rio nell’Elba è un luogo immerso nel verde della macchia mediterranea

dal quale si può osservare il mare perdersi, in lontananza, verso un immutabile orizzonte. La piccola chiesa, eretta in nome della Santa, era meta di pellegrinaggio da parte dei pescatori che al ritorno dal loro lavoro venivano a ringraziare la Santa per averli salvati e protetti dai pericoli del mare. L’eremo, negli anni, conobbe uno stato di ingiustificato degrado e abbandono e solo recentemente (circa da 30 anni) ha ritrovato il suo antico splendore ritornando, dopo un pregevole restauro, a dispensare tutto il fascino di cui è foriero. 







Ai nostri giorni l’eremo è anche divenuto parte di un progetto ancora più ambizioso ossia quello dell’orto dei Semplici e della Banca della Terra. Questo progetto si prodiga nella protezione di specie botaniche endemiche dell’arcipelago dell’Elba e nella conservazione di piante autoctone dell’isola d’Elba. Questo progetto di salvaguardia della biodiversità locale non può e non deve comunque prescindere dalla presenza di insetti impollinatori ed ecco quindi che a questo scopo è stato introdotto un apiario che gestisce con amorevole passione e grande esperienza Roberto Ballini. Roberto nella sua carriera è stato un grande ciclista professionista che si è aggiudicato nell’arco della sua attività ciclistica anche importanti trofei. Al termine della sua attività agonistica l’incontro con le api. Da allora Roberto si dedicò anima e cuore a questa nuova, affascinante e coinvolgente professione: l’apicoltura. Durante lo svolgimento di questa sua nuova attività Ballini, entrando in grande empatia con le sue operaie alate, un giorno si accorse che emettendo un particolare suono, molto acuto, con la sua voce egli riusciva a calmarle facendole fermare improvvisamente.

. Questa sua peculiare e inaspettata scoperta da allora gli valse il soprannome di: “uomo che parla alle api”! La cosa comunque non passò inosservata al mondo della scienza e furono fatte delle ricerche da studiosi tedeschi, i quali arrivarono a determinare che suoni aventi una frequenza compresa fra i 260 e i 400 hertz riescono a calmare completamente le api, le quali in presenza di queste frequenze rallentano e/o bloccano la loro attività continuando comunque a comunicare mediante l’utilizzo delle proprie antenne. Nello specifico il suono emesso da Ballini ha una frequenza pari a 290 hertz. Io più romanticamente e con minor supporto di teorie scientifiche amo pensare che più che un discorso di frequenze sia un discorso di armonia, per questo voglio credere che il suono emesso da Roberto sia in una tonalità di sol diesis, la stessa tonalità del canto emesso dalla regina alla quale le sue ancelle si prostrano e si inchinano in una sorta di devota e religiosa sudditanza. Al di là della scienza e delle sensazioni la magia di questo rapporto empatico fra Ballini e le sue amate compagne alate è rappresentata dal fatto che Roberto parla per davvero alle sue api e ad ogni suo richiamo esse gli rispondono muovendo le antenne nel tentativo di comunicargli chissà che o chissà cosa. È un’esperienza veramente affascinante osservare, nella sacralità del silenzio dell’orto dei semplici, questo incantesimo che lega Roberto alle sue api, incantesimo che, ancora una volta, ci testimonia come la natura sia in grado di parlarci e di farsi ascoltare, basterebbe solo avere il tempo e la pazienza di volerla veramente ascoltare.

Al di là di tutto quello che saprà o potrà dimostrare la scienza in questo magico rapporto fra Roberto e le sue api riusciamo comunque ad assaporare tutta la semplicità, la naturalezza e la passionalità di una persona che con amore e profonda passione è riuscito a stabilire un punto di profondo contatto in questo infinito rapporto di vicendevole empatia che da anni accomuna l'uomo e l'ape!

 

 



sabato 12 marzo 2022

UN APICOLTORE IN VESPA

Un Apicoltore In Vespa

 10,50 IVA INCLUSA

Un apicoltore in Vespa | Maurizio Ghezzi | Edizioni Apinsieme

PRE ORDINALO APPROFITTANDO DELLA OFFERTA SPECIALE
VALIDA SOLO SINO AL 31 MARZO: 10,50€ + spedizione

Il libro sarà disponibile a fine Marzo.

L’apicoltore in Vespa in questo libro vuole accompagnarvi in un affascinante viaggio lungo le strade che si addentrano all’interno dell’universo ape per cercare di carpire i segreti di un mondo, per certi versi, ancora avvolto nel mistero, nel mito e nella leggenda. Un lungo percorso che ci guiderà verso la conoscenza di questo meraviglioso insetto che da sempre ci affascina e ci attrae grazie al suo impeccabile ordine sociale, alla sua proverbiale laboriosità e alla sua spettacolare capacità di condividere ogni decisione di gruppo attraverso un ineccepibile senso di democrazia partecipata. Sarà un viaggio che ci condurrà trasversalmente anche verso tecniche apistiche con le quali scoprire come sia eventualmente possibile provare ad allevare le nostre api in modo sempre più rispettoso e apicentrico. Percorreremo questo tratto di strada assieme nella speranza di raggiungere quella inesauribile sorgente di piacere e di interesse che l’ape da sempre è in grado di suscitare in noi

COD: LEA06 Categoria: 


 

venerdì 18 febbraio 2022

UN APICOLTORE IN VESPA

 E' ARRIVATO L'APICOLTORE IN VESPA


Prossima pubblicazione



mercoledì 9 febbraio 2022

MIELE E BIRRA L'APICOLTORE APICENTRICO

 

Scopri l'affascinante mondo delle api e l'appassionante piacere della birra vieni a visitare il blog Miele e Birra cliccando il link qui sotto

domenica 30 gennaio 2022

HOMEBREWING


 

Farsi la propria birra è ormai un hobby alla portata di tutti, grazie anche alla presenza sul mercato di diversi tipi di kit che facilitano notevolmente questa attività. L’intento del libro è quello di riuscire a fornire ai lettori le conoscenze basilari relative agli ingredienti, alle tecniche, ed ai materiali che sono necessari per potersi produrre, a casa propria, una birra di ottima qualità.

Sono due le metodologie con le quali si può preparare una buona birra casalinga, una si  basa sull’utilizzo di estratti di malto e l’altra sull’impiego di malto in grani. Per una persona che dovesse essere all’inizio della propria “carriera brassicola” il consiglio è quello di partire, per le prime birre,  dall’ utilizzo di estratti di malto e solo una volta acquisita dimestichezza e manualità con questo metodo provare ad iniziare a “birrare”  utilizzando malto in grani.

Il libro nasce, dopo anni di esperienza di homebrewing, dall’entusiasmo di voler trasmettere le conoscenze acquisite nel tempo a tutti coloro che volessero avvicinarsi a questo splendido hobby  affinché fare la birra in casa, oltre che un momento di grande divertimento, possa diventare un piacevole passatempo  praticabile da chiunque. Tralascerò volutamente di riportare con scientifica precisione tutto ciò che è relativo ai processi chimici che intervengono nel procedimento di birrificazione nella convinzione che i primi umani che produssero della birra, non fossero affatto stati dei chimici provetti in procinto di eseguire un grande esperimento, quanto piuttosto dei cuochi “ involontari” alla ricerca di una nuova, piacevole e gustosa ricetta. Questo è il motivo per cui mi limiterò sostanzialmente a tramandarvi una pura e semplice ricetta, quella con cui da diversi anni e con ottimi risultati riesco a farmi la mia birra di casa.

Una gustosissima Weiss,  o birra di grano. che ho prodotto con il metodo all grain, Diventa anche tu un bravo mastro birraio casalingo tutte le nozioni per poter arrivare a produrre dell'ottima birra le puoi trovare nel mio libro: "Il piacere della birra, come produrla in casa".

Acquistalo direttamente online sul sito:

https://susiledizioni.com/libri-ed-ebook/libri-pubblicati/anno-2021/il_piacere_della_birra--698.html

venite a trovarmi su Miele e Birra