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La mitica V liceo A |
Erano gli albori dei primi anni 70 quando
cominciavo a frequentare il primo liceo scientifico e già dopo pochi giorni
dall’inizio della scuola espressi, in modo del tutto garbato ed educato, la mia
contrarietà, alla professoressa di lettere, al fatto che si dovesse parlare di
politica in classe finendo altresì per fare della propaganda, per la verità, in
maniera neanche troppo velata! Questa mia “contestazione” finì per far sì che
mi attirassi le ire e la collera della professoressa così che per tutti i
cinque anni del liceo il mio giudizio nei compiti in classe fu sempre lo
stesso: “Sei andato fuori tema: quattro meno-meno” impresso a fine pagina, con efferata
vemenza, in un profondo rosso che non riuscirò mai a dimenticare. Persino il
mio carissimo amico Sandro e fido compagno, con il quale condivisi il banco
dalla prima alla quinta liceo, (primo banco a destra della cattedra qualsiasi
fosse stata l’aula che di anno in anno ci veniva assegnata), riuscì a
disdegnarsi per questa ingiusta e immorale situazione nella quale mi ero venuto
a trovare, tanto che un bel giorno mi propose di attuare un singolare “esperimento”.
Sandrino, studente modello, era uno degli alunni prediletti dalla professoressa
d’Italiano e i suoi voti, nei temi in classe, non erano mai inferiori a un bel
tondo e risonante otto, scritto rigorosamente con la penna blue. Così un giorno
mi suggerì l’idea di provare a scambiarci i temi, io lo scrissi per lui e lui
per me, il risultato: lui con il mio tema prese un gratificante otto e io, con
il suo, il mio solito quattro meno-meno.
Questa mia introduzione, un po’ evasiva se
vogliamo, è necessaria per chiedervi il permesso di prendermi la licenza di
poter andare, ancora una volta, fuori tema; sì proprio così, vorrei andare
fuori tema, parlandovi di miele ma anche di birra! Birra e miele, due elementi
all’apparenza così diversi ma in realtà molto simili fra loro. Entrambi,
infatti, sono frutto di due procedimenti alchemici: il miele nasce dalla
laboriosa alchimia eseguita dalle api che trasformano il nettare dei fiori in
una preziosa e prelibata ghiottoneria, mentre la birra sboccia dalla sapiente
alchimia generata dalla mano e dalla mente umana che riesce a trasformare
l’acqua, il malto d’orzo e il luppolo in un’affascinante bevanda. Così come il
miele non è un semplice edulcorante allo stesso modo anche la birra non può
essere considerata una semplice bevanda. Entrambe le sostanze, infatti, sono
ricche di oligoelementi, flavonoidi, proteine, vitamine che le rendono a tutti
gli effetti, se consumate con moderazione e sapienza, degli ottimi alimenti in
grado di apportare benessere al nostro organismo. Birra e miele due nutrimenti
che non appena giunti a contatto delle nostre papille gustative evocano la
piacevole sensazione di assaporare aromi floreali che si perdono in un bouquet
che spazia fra il sentore di agrumi, il gusto del caramello, il profumo del
fieno e/o del muschio di bosco e altro ancora; sentori che generano piacevoli percezioni
capaci di far nascere gioia e serenità nella nostra mente e nel nostro spirito!
Birra e miele due miracoli della natura dai quali origina aggregazione: è bello
trovarsi fra apicoltori e disquisire per ore su tutto ciò che concerne
l’universo api, ma è altrettanto affascinante ritrovarsi seduti, in piacevole
compagnia, ad un tavolo di una caratteristica birreria sorseggiando una rossa
piuttosto che una bionda mentre si parla del mondo che ci gira attorno.
Benjamin Franklin disse che la birra è la prova del fatto che Dio ci ama e
vuole che noi si sia sempre felici, io, anche se non passerò alla storia per
aver inventato il parafulmine, aggiungerei che anche il miele è espressione
dell’amore che Dio nutre nei nostri confronti per gli stessi identici motivi!
Il miele, essendo una sostanza così affine alla birra, è in grado di
ritagliarsi un ruolo unico e pregiato intervenendo con maestria nel processo di
birrificazione. Esso, infatti, è capace di apportare un apprezzabile contributo
al sapore della birra rendendone il gusto sottilmente piacevole e
meravigliosamente singolare. Nei procedimenti di birrificazione che si
avvalgono dell’ausilio del miele, generalmente, si predilige l’utilizzo di
mieli più “leggeri” poiché questi sono caratterizzati dal possedere sapori più
delicati, esaltando maggiormente il corpo della birra grazie alla loro tenue
aromaticità. Qualsiasi specie di miele può comunque essere impiegato per regalare
tipicità a un particolare tipo di birra, ricordando però che più il miele è
scuro, più intensi saranno i suoi sentori e conseguentemente più spigoloso sarà
il gusto che dona alla birra.
Per non dilungarmi in questo pericoloso fuori tema tornerò a razzo sui
compiti che ci aspettano in apiario e in laboratorio nel mese di giugno.
L’impegno più significativo in questo periodo della stagione, a mio avviso, è
quello di seguire con attenzione le fioriture per esser pronti per tempo alla
sostituzione dei melari e raccogliere così i preziosi mieli monoflora che il
mese di giugno sa regalarci. I primi giorni, qui al nord ovest, si
contraddistinguono per un’abbondante fioritura del rovo che sboccia già sul finire
del mese di maggio, in pianura, poi, segue a brevissima distanza verso il 9/10
di giugno la fioritura del tiglio e se si è fortunati subito dopo quella
dell’ailanto (purtroppo può frequentemente accadere che le due fioriture si
presentino in contemporanea), all’inizio della seconda decade invece
l’imponente fioritura del castagno ci regalerà l’ultimo importante miele di
questo periodo. Seguire le fioriture ed esser pronti nella sostituzione dei
melari ci permetterà di differenziare il raccolto e questa cosa gioverà oltre
che a noi anche al palato dei consumatori. Una volta rimosso il melario, a fine
di una piuttosto che di un’altra fioritura, sarà bene portarlo in laboratorio e
sottoporlo a deumidificazione fino a che la percentuale di umidità non avrà
raggiunto il grado ottimale permettendoci di cominciare la smielatura. Eseguire
questo compito di volta in volta ci permette di non arrivare a fine stagione
con molto lavoro da dover fare e con cataste di melari impilati che attendono solo
la nostra fatica.
Altri grandi impegni sono rimandati ad altro tempo, ciò non deve però farci
dimenticare di sorvegliare, comunque, con grande attenzione lo stato di salute
delle nostre diligentissime operaie, monitorando sempre con molto impegno anche
l’eventuale infestazione da varroa.
Vorrei salutarvi ricordandovi che è
di questi giorni la pubblicazione di un simpatico libro: “il piacere della
birra. Come produrla in casa” scritto da quel bizzarro individuo che ai tempi
del liceo era solito andare fuori tema nei compiti in classe d’Italiano e che
non ha mai voluto perdere questo particolare “vizietto” rivestendo nel prosieguo
della sua carriera a volte il ruolo di un medico, altre volte quello dell’apicoltore
e per finire anche quello di uno stravagante “homebrewer”. Andare qualche volta
fuori tema non è forse necessariamente sempre una cosa così negativa perché ci
spinge a rivolgere lo sguardo in direzione di nuovi confini e ad abbandonare le
nostre convinzioni aprendo la mente verso orizzonti inesplorati capaci di
accrescere le conoscenze e di soddisfare la sete di sapere!
Vi ringrazio per aver sopportato con
signorile pazienza il mio andare fuori tema e auguro a tutti voi un mese di
giugno rigoglioso di un abbondante raccolto!