Sfatiamo luoghi comuni e pregiudizi: le api non pungono, a meno che
non ci si dimeni di fronte a loro o le si vada a disturbare. Sentono l'odore della paura,
ma non sono animali predatori che devono difendere la propria
preda. I fiori e il nettare sono risorsa diffusa e l'uomo non rappresenta un
pericolo ai loro occhi. Detto questo ricordo che fino a non molto tempo fa l'animale da salvare dal rischio estinzione era il panda, ora nel logo del WWF io ci metterei l'ape.Si signori proprio l'ape e non dimentichiamoci che: "quando spariranno le api, all’umanità resteranno pochi anni di vita" (Albert Einstein); e le api
stanno scomparendo per davvero, così che secondo il paradosso del grande scienziato, il
futuro si delinea: niente più api, niente più impollinazione, niente più piante,
niente più animali, niente più esseri viventi.Il fatto è che, psicologicamente
parlando, le «api» hanno cominciato a scomparire anche dall’anima e dalla mente della gente. Lo spopolamento degli alveari è un fenomeno che, negli ultimi quindici anni, si è
manifestato in quasi tutte le parti del mondo e le cui cause non sono ancora state
precisamente stabilite. L’utilizzo di una
classe di pesticidi, nota come neonicotinoidi, la crescente diffusione di onde
elettromagnetiche dei cellulari sono solo alcuni dei fattori di questa moria,
che implica conseguenze devastanti per l’intero ecosistema. La distruzione e frammentazione degli habitat delle api, dovuto alle costruzioni
e alla diffusione della monocoltura, riduce la diversità della dieta degli
impollinatori. Ciò ha già portato all’estinzione di molte varietà di api
selvatiche. Anche l’uso di OGM, alcuni dei quali contengono insetticidi nella
loro struttura genetica, potrebbe essere causa di avvelenamento delle api,
dell’indebolimento del loro sistema immunitario. Da molti anni l'ape viene anche utilizzata come indicatore biologico
dell'inquinamento ambientale grazie all'esorbitante numero di microprelievi (circa 10 milioni), che compie giornalmente in un'area di quasi 7 km2. Le api, quindi, funzionano come un sensore viaggiante che campiona gran parte
delle componenti ambientali: suolo, vegetazione, acqua e perfino l'aria dato che
le particelle di inquinanti si fissano sul suo corpo irto di peli durante il
volo di andata e ritorno dall'alveare. Basta analizzare - nettare, polline, propoli, cera, nell'alveare per
avere uno screening delle sostanze inquinanti presenti nell'ambiente in cui viviamo. Ed
ecco, allora, che le api, che fanno parte del “proletariato invisibile”,
conquistano, grazie allo status di animale fructuosus, la posizione di
ambasciatrici di un importante messaggio per l'umanità, forse il più importante
per il tempo a venire: l'urgenza di agire per la salvaguardia ambientale; lì
dove le api non riescono a sopravvivere, quell'ambiente risulta insalubre anche
per l'uomo ed il moltiplicarsi di questi luoghi malsani mette a rischio la stessa
sopravvivenza dell'umanità. Per fortuna qualche cosa sta iniziando a cambiare, paradossalmente anche nel nostro malconcio paese, a Torino per esempio è stato ideato un progetto che promuove l'apicoltura urbana. Così arnie sono state posizionate sui tetti di un museo, di un centro sociale, in un giardino in terrazze e balconi privati
e nei parchi cittadini. Il tutto non a scopo commerciale o di
auto-sostentamento, ma per offrire agli sciami d'api (in via d’estinzione) un
luogo dove vivere e riprodursi, ed ai torinesi la possibilità di riappassionarsi a questi "splendidi" insetti con l'opportunità di gustare uno splendido miele autoprodotto. Così si impara inoltre a non dimenticare che se le api sono necessarie
agli equilibri della flora urbana, la flora urbana è necessaria
agli equilibri dell’uomo urbano. Sulla scia di questo entusiasmante progetto, che mi auguro non si fermi a Torino, e della travolgente passione che mi suscita la pratica dell'apicoltura hobbistica, mi sono inventato l'idea di dare a chi lo volesse la possibilità di "adottare un alveare". Se volete condividere questo progetto con me potete contattarmi all'indirizzo mail: gviolis@gmail.com